VIII EDIZIONE

Taormina, 6 – 9 Aprile 2000

VIII PREMIO EUROPA PER IL TEATRO

Nella VIII edizione, premiando Lev Dodin, non si è solo reso omaggio ad uno dei migliori allievi di Stanislavskij, si è anche aperto uno spaccato sull’attività incessante del regista siberiano e del Maly Teatr di San Pietroburgo, dove, tra precarietà istituzionali ed economiche, si assiste a un fermento creativo che, in questo momento, non ha paragoni nel resto d’Europa.
Il lavoro di Dodin e il contesto in cui egli prevalentemente lavora, si sono potuti apprezzare in un convegno denso di interventi e testimonianze e in due spettacoli: La casa di Fijodor Abramov – la cui riproposizione a Taormina è stata fortemente voluta da Dodin stesso – e Molly Sweeney di Brian Friel, in prima mondiale.

Il VI Premio Europa Realtà Teatrali è andato gli olandesi del Theatergroep Hollandia; al giovane regista tedesco Thomas Ostermeier e agli italiani della Socìetas Raffaello Sanzio. Quattro gli spettacoli proposti dagli artisti premiati: Voices da Pasolini e Ongebluste Kulk (Hollandia), Crave di Sarah Kane (Thomas Ostermeier), Amleto, la veemente esteriorità della morte di un mollusco (Socìetas Raffaello Sanzio).

Un Premio Speciale è stato assegnato al BITEF (Belgrade International Theatre Festival). Una Menzione Speciale è stata ricevuta da Ibrahim Spahic per il ruolo della sua attività nei giorni disperati di Sarajevo in guerra.

Il “Ritorno” di Peter Brook (II Premio Europa per il Teatro nel 1989) con Le Costume, dello scrittore sudafricano Can Themba, alla cui coproduzione ha partecipato anche il Premio Europa e Taormina Arte, ha reso omaggio ad uno dei più grandi registi viventi e alla poliedricità rigorosa del suo teatro.

Lev Dodin

Motivazione

Studente di uno dei più fedeli allievi di Stanislavskij, Lev Dodin, sceso giovanissimo dalla natìa Siberia nelle capitali della vecchia Russia, ha dedicato la propria vita alla scuola, mai scissa dalla pratica, e di lì è partito formando una compagnia intesa come grande famiglia, con il culto dell’assieme e di un lavoro artigianale, ancora prima che il Maestro fosse chiamato nel 1983 a dirigere il Maly per farne un teatro guida di questa fine secolo. “La casa” nasce come spettacolo del suo gruppo diplomato all’Istituto di Leningrado, dopo mesi di permanenza nel paese del Nord dove Fijodor Abramov aveva scritto il suo romanzo sui problemi della vita contadina, ricreato sulla scena a colpi di improvvisazione per arrivare alla reale concretezza ritrovata in Fratelli e sorelle: questa tragica epopea del kolkos ispirata dallo stesso autore a metà degli anni ’80, svolge in otto ore emozionanti, dove il pianto e il riso si rincorrono, una ricerca sulla “grande anima russa” che costituisce una costante per il regista come l’analisi polemica della storia del suo paese, con una preferenza per la rielaborazione della narrativa. Un culmine in questo senso è rappresentato dalla messinscena di un classico a lungo di fatto proibito come “I demoni” dostoevskiani, provati per tre anni e da nove puntualmente ripresi dal Maly in dieci ore di parole e di visioni da brivido, che già implicano un discorso sullo spirito rivoluzionario di un popolo fungendo da preambolo alla metafora dell’utopia suicida espressa da Andrej Platonov in “Cevengur”, recente capolavoro scenico galleggiante sull’acqua, come la Commedia senza titolo di Cechov, tradotta da Dodin in una danza dentro il Novecento. Su un piano di neve vive invece “Gaudeamus”, primo degli spettacoli montati con i giovani della Scuola, satira dell’addestramento sovietico al servizio militare rimasto purtroppo di piena attualità, e parte del repertorio incentrato sull’uomo del nostro tempo che la compagnia propone al suo pubblico naturale allargato a tutto il mondo, restituendoci il senso di un teatro necessario.

Premio Speciale

BITEF

(Belgrade International Theatre Festival)

Premio Speciale assegnato dalla Giuria del Premio Europa per il Teatro

Motivazione

Il BITEF di Belgrado riceve il Premio Speciale perché, superando la dimensione di un festival, è diventato il luogo di un intenso e profondo scambio dove, abbattendo ogni barriera anche nei momenti di più rigida separazione, si sono confrontate per anni esperienze teatrali dell’est e dell’ovest in una visione utopica dell’Europa e in una prospettiva di pace mai abbandonata.

Menzione Speciale

IBRAHIM SPAHIC e la Città di Sarajevo

Menzione Speciale assegnata dalla Giuria del Premio Europa per il Teatro

Motivazione

La Giuria esprime, nella persona di Ibrahim Spahic, presidente del Centro della pace di Sarajevo, la sua ammirazione e il suo riconoscimento alla suddetta città, per la continuità e qualità della sua attività teatrale durante gli anni dell’assedio, come difesa della dignità, esercizio dell’immaginario e della libertà.

VI Premio Europa Realtà Teatrali

PAUL KOEK, JOHAN SIMONS
ROMEO CASTELLUCCI, CHIARA GUIDI

THEATERGROEP HOLLANDIA

PAUL KOEK, JOHAN SIMONS

Motivazione

(PAESI BASSI) La compagnia Theatergroep Hollandia, creata nel 1985 dal coreografo/regista Johan Simons e dal compositore/regista Paul Koek, occupa un posto privilegiato nel paesaggio teatrale di lingua nederlandese. Gli spettacoli del gruppo si sono immediatamente distinti per la loro coralità e la capacità di integrarsi in luoghi totalmente estranei ai circuiti tradizionali. Theatergroep Hollandia ha svolto un lavoro di ricerca teatrale costantemente associato a un forte coinvolgimento nell’attualità e all’impegno sociale e politico. Il gruppo ha fondato la sua esplorazione del linguaggio su opere famose – essenzialmente tragedie antiche o moderne – ma anche su testi letterari non teatrali. Ha inoltre messo a punto una combinazione di linguaggi che gli permette di spaziare dal teatro alla danza, fino alle espressioni musicali più raffinate. La compagnia Hollandia seduce per la varietà dei campi esplorati e per lo slancio poetico dei suoi spettacoli, intrisi di una rara forza polemica. Questo gruppo esemplare merita perciò un riconoscimento europeo e internazionale.

THOMAS OSTERMEIER

Motivazione

(GERMANIA) Lavorando alla “Baracke” di Berlino, Thomas Ostermeier è riuscito a dare un orientamento preciso e indipendente al teatro contemporaneo coniugando la valorizzazione di nuovi autori con uno stile di regia adeguato, costruito – oltre che su una capacità non comune di scegliere e dirigere gli attori – su tempi e visioni che si confrontano con il cinema, la vita e l’immaginario metropolitano.

Ostermeier, in questo senso, ha contribuito a dare espressione alle inquietudini delle giovani generazioni offrendone, attraverso il teatro, uno spaccato fedele e pregante che supera ogni accademismo e recupera un collegamento diretto tra quanto avviene nella società e ciò che si mette in scena nei teatri. Il teatro di Ostermeier muove così nuove energie e interessa, in Germania e in Europa, un nuovo pubblico.

SOCìETAS RAFFAELLO SANZIO

ROMEO CASTELLUCCI, CHIARA GUIDI

Motivazione

(ITALIA) Discesa sulla scena dalle arti visive, la Socìetas Raffaello Sanzio in vent’anni di lavoro, passando da un’esperienza provocatoria di gioco all’invenzione di una lingua, dal teatro iconoclasta al recupero di un’immaginaria tradizione sumera, è arrivata alla piena maturità e a farsi caposcuola del nuovo teatro giovane affrontando i grandi testi. Fondata da due coppie di fratelli di Cesena, i Castellucci e i Guidi, la Socìetas è rimasta comunque fedele all’originaria natura di gruppo tribale, in scena con mamme, zie, figli e animali, e s’è trovata un secondo ruolo nell’insegnamento a profitto di nuovi attori e di bambini; e del resto al pubblico infantile ha dedicato una serie di messinscene di fiabe non mistificanti. Ma è stato il processo di reinvenzione dei classici sulla propria pelle, basandosi su una comunicazione d’energia e, a condurre in giro per il mondo questa compagnia divenuta una bandiera per i maggiori festival: ed ecco il gruppo di Romeo Castellucci avanzare da un Amleto autistico in preda alla propria animale fisicità, in un contesto meccanizzato, alla radicale lettura di un altro Shakespeare basata su una corporeità che non esclude la malattia; e passare quindi a una visione cosmica in due poderosi trittici, quello immaginifico e creativo dell’Orestea e la ricreazione memorabile della Genesi, autoanalisi del lavoro superumano dell’artista e riflessione sulla storia dell’uomo e sul divenire della scienza nel mistero del rapporto tra il bene e il male, in una concezione sempre meno verbale e più visiva di un teatro visitato dalla scintilla elettrica dove il rincorrersi dei suoni è sempre più determinante nell’attacco emozionale dello spettatore.

Ritorni

PETER BROOK

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